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Futuro al passato

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Premessa

Molti anni fa non esistevano programmi TV di ampio respiro scientifico ed alla portata di tutti come Quark, nè tantomeno VHS, DVD ed Internet. Molte riviste dell'epoca, come "La Domenica del Corriere", inserivano dei servizi speciali a puntate su molti temi, tra cui questo, che ho conservato gelosamente, datato presumibilmente 1968 o 1969 (riporta anche foto del famoso film di Stanley Kubrick, "2001: odissea nello spazio). Lo conservai per i disegni visionari di De Gasperi e Uggeri, nonchè per il tema affascinante affrontato: il futuro dell'uomo. Vi troverete molte analogie con i problemi di oggi, dall'inquinamento alla genetica, all'effetto serra. Sono passati più di trent'anni, ma questo servizio di Giancarlo Masini, scrittore e giornalista scientifico morto il 14/01/03 all'età di 73 anni, è ancora pieno di fascino e terribilmente attuale. Una curiosità: all'epoca "La Domenica del Corriere" misurava 38 cm in altezza e 27,5 in larghezza; immaginatevi, quindi, le immagini qui riportate a quasi piena pagina.

Breve storia di sei miliardi di anni - Come emigreremo dalla Terra - ottava ed ultima puntata - di Giancarlo Masini

"L'evoluzione del nostro pianeta prosegue da seimila milioni di anni. Quasi nel mezzo di questo periodo sorse il fenomeno vita che è culminato con la comparsa dell'uomo. Giunto al settimo giorno della creazione, come recita la Bibbia, Dio si riposò. Ma a questo punto è lecito domandarsi: che cosa riserva il futuro all'umanità? L'evoluzione degli esseri viventi ha raggiunto il suo limite con l'uomo o proseguirà in futuro come è avvenuto nel passato? Come saranno gli uomini fra mille, cinquemila, centomila anni? Oppure: a quell'epoca esisteranno ancora esseri vivi sul nostro pianeta? Proprio per rispondere a queste domande, ventisette scienziati fra i più qualificati del mondo hanno dato vita recentemente a Londra ad un congresso nel quale sono state abbastanza chiaramente delineate le prospettive future dell'umanità ed in particolare è stato lanciato un grido d'allarme perchè l'uomo, divenuto esso stesso partecipe attivo degli atti creativi della natura, cessi lo sfruttamento e lo sperpero indiscriminati delle risorse naturali. Secondo Julian Huxley, che ha scritto la relazione introduttiva per il congresso di Londra sul futuro dell'uomo, noi uomini siamo ormai responsabili dell'avvenire e dell'evoluzione del nostro pianeta. Noi, in effetti, abbiamo il privilegio di vivere in un momento cruciale della storia del cosmo, un momento nel quale il vastissimo processo dell'evoluzione è divenuto cosciente di se stesso, proprio nella persona dell'uomo. L'evoluzione, si può dire, si svolge ora su tre piani principali: quello inorganico o cosmico, nel quale le reciproche azioni fisiche e chimiche portano all'evoluzione degli elementi, delle stelle, delle nebulose, dei sistemi planetari; il secondo è quello che avviene sul piano organico e biologico, dove da forme di vita semplici e primordiali si giunge, per selezione naturale unita alle azioni fisiche e chimiche, a organismi vegetali e animali sempre più complessi e sempre più perfetti; il terzo piano evolutivo, secondo Huxley, è quello umano o psico-sociale. L'uomo, cioè, è passato dagli antichi sistemi di idee fondati sulla magia e sui sortilegi a quelli della cristianità medievale fondati sulla teologia e sulla metafisica per giungere infine, ai giorni nostri, ai sistemi razionali basati sul metodo scientifico, definiti dell'umanesimo evolutivo. Tutto questo, che a qualcuno può sembrare di sapore ostico e difficile, significa semplicemente che l'uomo, sia pure attraverso la sua brevissima storia, è riuscito a migliorare la propria vita, ad aumentare enormemente i suoi sistemi di comunicazione, a moltiplicare rapidamente le proprie conoscenze, a rendersi cosciente dei limiti, dei bisogni, degli errori della società in cui vive. Oggi, piaccia o no, si viaggia verso una unità di fatto di tutto il genere umano senza limiti di razza, di credenze religiose, di convinzioni filosofiche. E questa operazione è proprio compiuta dalla scienza. Ma tutto ciò non è avvenuto e non avviene senza ritardi, errori, distruzioni e sofferenze. Basti pensare agli squilibri provocati in natura dalla furia devastatrice dell'uomo e ai tremendi pericoli ad essi connessi. I fatti sono noti. Per difendere le nostre colture da certi parassiti animali e vegetali, la chimica ha escogitato una serie potentissima di veleni che hanno provocato, da una parte, la scomparsa di certi organismi, dall'altra, profonde mutazioni negli organismi che sono rimasti e che, pertanto, sono diventati resistenti ai nostri veleni. Allora si è aumentata la potenza dei veleni stessi con risultati ancora più gravi. La scomparsa di una specie vivente provoca un subbuglio difficilmente descrivibile nell'equilibrio stabilito dalla natura attraverso milioni e milioni di anni di selezione evolutiva.

(Nota della "Domenica del Corriere" - foto 2:
alcuni anni or sono, la biologa inglese Rachel Carson divenne famosa per la pubblicazione di un libro in cui avvertiva i suoi contemporanei che presto essi si sarebbero trovati a vivere in primavere silenziose senza il cinguettio degli uccelli e l'odore di certi fiori. L'uso di velenosissimi insetticidi e diserbanti, infatti, non soltanto sta eliminando volatili, piante e insetti, come disegno a lato, ma sempre più sconvolge quell'equilibrio evolutivo che la natura ha stabilito nel corso dei millenni)

Ma i pericoli dei veleni chimici e quelli ancora più micidiali delle radiazioni provocate dalle esplosioni nucleari sono nulla rispetto a quelli che un cattivo uso delle conoscenze delle genetica può comportare per il mondo della natura e per l'uomo stesso. Da qui la nostra grande responsabilità nei confronti soprattutto degli altri animali e delle generazioni umane che seguiranno la nostra. Nel prossimo secolo, probabilmente, diverrà pratica comune e accettata da tutti quella che i biologi hanno definito come evoluzione eugenica, cioè una selezione degli esseri più quotati intellettualmente e fisicamente, ai quali spetterà di perpetuare la specie umana. Oggi questa proposta (formulata dal professor Muller 25 anni fa) può sembrare estremamente disumana. nessuno può dire come e quando potrà essere applicata, soprattutto in considerazione della necessità di lasciare ciascuno libero di regolarsi in materia come meglio crede. Ma è certo che qualcosa per frenare l'esplosione demografica e per far sì che resti a perpetuare la specie umana l'elemento migliore dovrà essere fatto. Se dai prossimi cento anni il nostro sguardo volesse spingersi molto più in avanti nel tempo, allora le nostre domande resterebbero senza una risposta valida. Se la natura proseguirà il suo ciclo evolutivo così come Darwin lo delineò, cioè verso il progresso, e se questo progresso, come è prevedibile e sperabile, sarà facilitato anzichè ostacolato e deviato dalle azioni umane, gli uomini che vivranno fra diecimila, cinquantamila, centomila anni saranno probabilmente molto diversi da noi, almeno quanto noi lo siamo dall' Homo erectus e da quello di Neanderthal. E se è vero che la massima variazione dell'evoluzione umana si è avuta nelle circonvoluzioni cerebrali e quindi nella struttura del cervello e del cranio che lo contiene, e se è vero che il continuo incremento delle attività intellettuali incentiva l'evoluzione in questo senso, gli uomini dell'anno Centomila dopo Cristo avranno un cranio molto diverso dal nostro e quindi anche un diverso aspetto esteriore. Tutto questo, ovviamente, avverrà se gli uomini, soprattutto i nostri contemporanei e quelli che immediatamente ci seguiranno, sapranno usare il loro cervello a fini di bene. In caso contrario, non è da escludere che il genere umano possa anche scomparire molto prima dell'anno Centomila.

(Nota della "Domenica del Corriere" - foto 3:
Come saranno i nostri discendenti fra centomila anni? Il pittore De Gasperi li ha immaginati come li vedete nel disegno: con crani enormi e guance rinsecchite. Ed è molto probabile che siano così. Perchè, se è vero che la massima variazione dell'evoluzione umana si è avuta finora grazie allo sviluppo della struttura cerebrale, coloro che ci seguiranno, se l'evoluzione continua, avranno cervelli ancora più sviluppati. A noi paiono "mostri" brutti a vedersi. Ma non bisogna dimenticare che forse noi susciteremmo in loro la stessa impressione negativa, identica a quella che abbiamo per l'australopiteco e il pitecantropo, più scimmioni, per noi, che esseri umani.)

Ne vogliamo un esempio? Si consideri che nel giro degli ultimi trent'anni l'uso indiscriminato dei carburanti a base di carbonio (carbon fossile, petrolio e suoi derivati) ha portato ad un aumento notevole della concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera terrestre. Tutto questo ha significato un aumento della temperatura media che già si registra ai poli terrestri. Molti scienziati ritengono che se si procederà in questa direzione non passeranno molti anni che i ghiacci polari cominceranno a sciogliersi, aumenterà il livello dei nostri mari e la maggior parte delle città costiere del mondo sarà sommersa. L'uso sempre più vasto di detergenti non bio-degradabili, cioè non utilizzabili dai microrganismi come erano i normali saponi fatti con grasso animale o con grasso vegetale, ha portato ad un progressivo avvelenamento delle acque terrestri ed ora anche quelle del mare. Certi tipi di piante hanno cominciato misteriosamente a morire sulle nostre coste, altre si sviluppano in maniera abnorme. Che dire poi dei pesci radioattivi pescati al largo delle coste giapponesi per effetto delle esplosioni nucleari? Come si vede, da ogni parte ci volgiamo, si possono scorgere inequivocabili segni premonitori delle distruzioni provocate dall'uomo. Ma il fatto che l'uomo di oggi ne sia cosciente è perlomeno positivo, poichè è impensabile che non corra ai ripari. Ecco perchè vogliamo pensare che per la creazione, della quale l'uomo è diventato attore, vi sia ancora uno sviluppo di migliaia e migliaia di anni sulla Terra. Ecco perchè abbiamo voluto fantasticare intorno all'uomo dell'anno Centomila. Ma intanto l'evoluzione della natura e del nostro pianeta proseguirà anche per altre strade, indipendentemente dagli esseri viventi e pertanto dall'uomo. Alla luce delle conoscenze scientifiche moderne è possibile dare una risposta soltanto parziale agli interrogativi sul destino della Terra, ma con una buona dose di probabilità. Una cosa è certa: come per il passato, anche per l'avvenire l'evoluzione del nostro pianeta non può essere vista che in funzione dell'evoluzione del Sole. E fortunatamente per noi terrestri il Sole è una stella relativamente giovane. Astrofisici ed astronomi sono concordi nel ritenere che il Sole possa continuare a brillare così come oggi almeno per altri quattro miliardi di anni, se non cinque o sei. Si è visto che il Sole può essere considerato come una gigantesca bomba H che consuma gradualmente nuclei di idrogeno per trasformarsi in nuclei di elio. Fino ad oggi, a quanto risulta dalle più accurate misure, l'astro che ci illumina ha consumato soltanto il 20-25% delle sue riserve di idrogeno. Pertanto ha ancora a disposizione almeno il 75% della sua materia prima originaria. Ma dall'osservazione di altri fenomeni di questo genere su altre stelle della nostra Via Lattea si può dire che il Sole comincerà a mutare assai prima di aver dato fondo alle sue riserve di idrogeno. Infatti, quando la quantità di elio formata dalle reazioni termonucleari avrà raggiunto un certo valore, si innescheranno altre reazioni nucleari secondarie che porteranno il Sole a diventare rapidamente più brillante e ad espandersi. Cioè aumenterà la sua superficie irradiante e di conseguenza anche la temperatura superficiale. Occorre chiarire subito che il termine rapidamente, in scala cosmica e quindi in tempi relativi alla vita del Sole, significa almeno un milione di anni. In questo periodo, cioè, la nostra stella diventerà molto più grossa di quello che è oggi, la temperatura dei pianeti che la circondano e pertanto anche quella della Terra raggiungerà valori infernali. Se intorno al nostro pianeta esisterà ancora una atmosfera, essa sarà portata a dissolversi: i laghi, i fiumi, i mari entreranno in ebollizione ed evaporeranno rapidamente. La vita, se ancora esisterà, sarà cancellata dalla Terra.

(Nota della "Domenica del Corriere" - foto 4:
quando il sole, che come abbiamo visto può essere considerato come una gigantesca bomba H, diventerà ancora più incandescente per effetto delle reazioni che si avranno quando le sue scorte di idrogeno staranno per esaurirsi, i mari e i fiumi terrestri evaporeranno: la vita sulla Terra sarà totalmente cancellata. Per fortuna, però, passeranno milioni di anni ancora perchè ciò possa accadere)

Il Sole, nel frattempo (si parla sempre di evoluzioni che richiedono decine e decine di millenni) comincerà a rattrappirsi e rimpicciolirà sempre più fino a diventare una stella nana, capace di emanare pochissima luce e ancora minore calore. Il nostro pianeta subirà allora un raffreddamento pauroso: dal calore infernale si passerà alla glaciale notte cosmica. Tutto questo gli astronomi possono ben dirlo oggi, poichè hanno potuto osservare fenomeni simili in altri corpi celesti che come il Sole, miliardi e miliardi di anni or sono, si sono formati, si sono evoluti, si sono spenti.

(Nota della "Domenica del Corriere" - foto 5:
ogni forma di vita sulla Terra, anche la più elementare, sarà impossibile. Prima che questo apocalittico fenomeno avvenga, l'uomo, se vorrà sopravvivere, dovrà essere in grado di emigrare su altri pianeti, portando con sè, su nuove gigantesche "Arche di Noè", a sua civiltà e i suoi sogni)

Nel frattempo, il nostro pianeta potrebbe aver portato avanti il processo di rallentamento del suo moto di rotazione intorno al proprio asse, fino a a farlo coincidere con il movimento di rivoluzione intorno al Sole. In altre parole, succederebbe quello che capita alla Luna, per la quale, come tutti sanno, movimento di rivoluzione e di rotazione coincidono. In questo modo, il nostro pianeta finirebbe con il mostrare al Sole soltanto una faccia, mentre l'altro emisfero rimarrebbe in ombra. Il risultato di un fenomeno del genere è catastrofico. Da una parte tutto brucia. Nell'altra faccia invece la permanenza nel cono d'ombra porta la temperatura a valori bassissimi: tutto gela. La vita diventa insostenibile. Come si vede, le previsioni sono tutt'altro che confortanti. Soli motivi di conforto sono il fatto che tutto ciò non avverrà prima di 4 o 5 miliardi di anni e che prima di allora gli uomini avranno trovato i mezzi per trasferirsi in pianeti più ospitali e continuare colà la nostra discendenza. Infatti, anche quando la Terra sarà distrutta o comunque ridotta ad una landa priva di vita e il Sole non brillerà più, altrove, nella nostra stessa Galassia e fuori, altri mondi, forse come il nostro, forse migliori, nasceranno e si evolveranno, poichè nella economia generale dell'universo, nelle nebulose come nelle stelle, nei nuclei atomici come nelle molecole, nei cristalli come negli esseri viventi, la creazione non finisce mai, continua e forse continuerà sempre senza posa. Ed è bello che noi uomini di questo secolo, modestissima espressione e momento insignificante di questo processo creativo, si possa aver raggiunto oggi la coscienza di questi fatti e soprattutto si cominci ad apprezzare i mezzi per aiutare positivamente la creazione stessa a perpetuare, migliorandola sempre più, la nostra specie, anche oltre i limiti che la natura sembra averci imposto legandoci a questa Terra, al sistema planetario ed al Sole, insieme con il quale il nostro pianeta nacque ed è destinato ad estinguersi. Perchè, fra l'altro, se ammettiamo che Dio esista ed abbia fatto tutto, esso, come ha scritto Einstein, "non può aver giocato ai dadi" e se ha concesso all'uomo una intelligenza ed una ragione non può che averlo fatto per perpetuare nel miglior modo il suo primo fondamentale atto creativo."

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